Esperienze sensoriali:ascolto e consapevolezza

L’ascolto e le risorse che  abbiamo, E CHE NON CONOSCIAMO:

Per migliorare la capacità di lavorare in maniera integrata, per sviluppare le potenzialità del team. Per essere comunicatori efficaci e contribuire alla corretta circolazione delle informazioni. Per essere in grado di risolvere problemi in maniera creativa ed imparare ad adattarsi… occorre innanzitutto migliorare la propria capacità di ascolto.

L’ascolto è una di quelle capacità che ci  si dimentica di applicare. Figuriamoci se troviamo il tempo, quindi, per allenarla questa capacità.

Tutti (o quasi) ne riconosciamo l’importanza ma troppo spesso diamo per scontato di essere padroni delle informazioni che riceviamo e trasmettiamo. Essere consapevoli di come funzioniamo ci indica le aree di miglioramento a cui dedicare attenzione. Anche qui CONFIDENCE ( consapevolezza ) è la parola magica. Se vogliamo essere dei buoni comunicatori, quindi capaci di modificare lo stato o il comportamento altrui, occorre essere consapevoli.

Conoscere la meccanica del corpo nelle fasi di ascolto, ci permette di essere sempre presenti nella nostra comunicazione. Consapevoli nella relazione MITTENTE-DESTINATARIO-CONTESTO.

Nelle diverse esperienze progettate abbiamo poi scoperto quanto sia vasta la gamma di risposte ad uno stesso stimolo. E quanto sia pericoloso non tenerne conto. Qui Goleman ci da una grandissima mano a capire perché  queste differenze. INTELLIGENZA EMOTIVA (1996) ESSERE LEADER (2002) INTELLIGENZA SOCIALE (2006)  e si trova una sintesi in INTELLIGENZA SOCIALE ED EMOTIVA (2014).

Noi creiamo semplicemente delle esperienze che aiutino appunto in termini di consapevolezza. Le risorse fondamentali le mette il partecipante. Il nostro compito è quello di tenerlo ingaggiato così da appassionarlo ed incuriosirlo. Per fare questo strutturiamo le esperienze in micro step che sappiano passare dalla FIDUCIA INIZIALE  alla SCOPERTA, per arrivare alla CONQUISTA FINALE. Se al partecipante rimane la curiosità di approfondire, allora abbiamo raggiunto la vittoria più grande.


La via delle antiche discipline

Kobudo: l’Antica Via Marziale 

Questo è il nome che abbiamo dato al format circa vent’anni or sono il Sensei Alessandro Ormas ed io. Grazie al Maestro ho conosciuto un altro straordinario Sensei : Riccardo Baucia.  Compagni di Viaggio straordinari, amici dagli antichi valori. Professionisti spettacolari ed efficaci.

Torniamo al nome, perchè potrebbe dare una falsa percezione del corso. In realtà è un’attività che spesso ci è richiesta quando occorre lavorare sul benessere del team. Che non può prescindere dal benessere degli individui che lo compongono. Per capirci meglio dobbiamo spostarci nello spazio e nel tempo. Giappone, inizi del 1600.

In Giappone adattabilità, morbidezza, flessibilità, sono racchiusi in un’unica parola: ju.

Fin dagli albori questo termine fu usato per spiegare l’atteggiamento da adottare nei confronti degli accadimenti della vita.
Il Giappone è una terra particolarmente ”dura”, sconvolta da terremoti, tsunami, eruzioni vulcaniche e per il suo carattere montagnoso difficilmente coltivabile.Straordinariamente l’atteggiamento che preferirono adottare i suoi abitanti, soprattutto in seno alla casta guerriera, fu per l’appunto ju e ne fecero addirittura un’arte (jujutsu).
Infatti, lo spirito che dominava l’antico Giappone, non era quello di dominare la natura, ma essendone parte, di adattarsi.

Da qui si evince che in verità è un grande momento di ascolto : l’IO ed il NOI che determinano il circuito vincente di un team qui si toccano per mano e si fanno da specchio. Certo poi lavoriamo su tecniche di difesa ed attacco, sui 5 Movimenti come metafora delle diversità in equilibrio, lavoriamo sui 36 stratagemmi, facciamo una performance finale in cui i partecipanti mettono in pratica quanto appreso nella giornata. Rimane una giornata dedicata alla centratura: degli individui, del team. In fondo formazione non è ” dare forma all’azione”? Quale miglior cultura di chi considera la “forma” (kata) come”contenuto”?

Quella che il bruco chiama

fine del mondo,

il resto del mondo chiama

farfalla.

KOBUDO

Il corso permette l’incontro con un’antica arte marziale: l’arte del Samurai.
Per comprendere il significato e l’utilità delle informazioni ad essa collegate, il corso è strutturato con una calibrata alternanza tra momenti di teoria ed applicazione pratica.

L’attenzione è rivolta all’individuo perché possa terminare questo breve viaggio arricchito dal punto di vista culturale e rinforzato sotto il profilo psico-fisico.

Si condividono la storia, le leggende, i valori di una casta di guerrieri rappresentativi di una cultura lontana per verificare insieme in cosa questi insegnamenti possono aiutare ad essere più forti oggi.

Si analizzano i punti di contatto tra l’arte marziale ed altre arti, analizzando citazioni di testi tradizionali come “Sun-tzu: l’arte della guerra” e “Hagakure: il codice segreto dei samurai” per scoprire con sorpresa quanto attuali siano alcuni insegnamenti.
Si parte da concetti teorici per poter poi passare all’azione come esemplificazione degli stessi. Il gruppo apprende tecniche di difesa ed attacco ed analizza la metafora che essi sottendono.


Pensiero creativo

Il pensiero creativo

Il pensiero creativo come risorsa. O pensiero divergente. Controllato dalla parte destra del cervello ha valore se in equilibrio con quello logico-deduttivo, o convergente. Cosa significa lo si impara sperimentando. Quando il cervello apprende una nuova chiave di lettura la usa come nuova risorsa a disposizione.

I format costituiscono certamente una spiegazione efficace, ed allo stesso tempo un allenamento immediato. La verità che quasi tutti i format lavorano sul pensiero e con il pensiero creativo. Alcuni prevedono la sua applicazione da un punto di vista cognitivo ed anche fisico.